"Non ho scelto il male né il bene, Ma attraverso e al di sopra del male, ho scelto la poesia" C. Baudelaire.



lunedì 18 marzo 2013

Serena De Luca Bosso su Baudelaire.


Charles Baudelaire par Etienne Carjat 
-Disegnatore, fotografo e giornalista francese (1828-1906)-

Lode a Charles Baudelaire.
Per rendere giustizia al genio di “mio fratello”. 



“Questo é il senso dunque. Non si tratta di persone conosciute, ma di parentele atemporali, sono il pensiero fluido che attraversa gli anni, e a volte i secoli quasi indenne dal tempo che cancella tutti noi.” Luisa Riccitelli.



Iniziando prendendo in prestito le parole di una mia cara amica, questo è un invito che faccio al mondo intero (non siamo così precipitosi … per adesso lo faccio ha chi è capace di intendere la mia lingua). 

Lo so che a molti di voi poco importa, che i problemi a cui pensare sono ben altri, ma questo è un gesto doveroso per gare giustizia ad una figura nella storia dell’umanità assai fraintesa. Se c’è una cosa che ho imparato leggendo e studiando è che non bisogna mai credere a quello che ti dicono gli altri, che sia un medico, un generale o un professore universitario. 



La figura di Charles Baudelaire, meglio conosciuto come il poeta de “I Fiori del Male” o meglio ancora l’autore del poemetto in prosa “Ubriacatevi!” (che tutti almeno una volta, se non mille, avranno visto passarsi sotto gli occhi vagando su internet o cercando qualche bella frase d’effetto per rendere meno bigia la giornata), è sempre stata dipinta nel modo più sbagliato che si possa immaginare: aprendo un suo libro a casaccio e commentando la prima che si legge, ricordandosi di lui come di quel poeta che a scuola mi ha fatto andare male all’interrogazione (“lui e il suo dannato Albatro”), o peggio ancora del puttaniere drogato e depresso, del pazzo arrabbiato con il mondo, misogino e saturo di un complesso edipico … 



Charles Baudelaire non è nessuna di queste figure.
Per essere più precisi, egli è stato qualcosa di molto più grande rispetto a questi fatterelli che nella vita di un uomo, che ha sempre affrontato le difficoltà a testa alta, non sono di certo punibili. 
Per chi volesse chiarimenti sulla cosa sarò felice di chiarirgli le idee … ma se avrete un po’ di pazienza questo è un lavoro alla quale sto lavorando ( cominciato 6 anni fa’) e che spero di portare a termine, nel migliore dei modi, il prima possibile.

Permettetemi di dire solo questo: malgrado i suoi difetti ( chi non li ha … se non peggiori dei suoi) Charles Baudelaire con dei semplici fogli di carta, intrisi del suo genio e della sua anima, nella mia vita è stato una mano tesa che mi ha aiutato a rialzarmi, che mi ha insegnato a trovare il bene nel male, che mi ha spronato a tornare alla Vita quando tutto attorno a me sembrava morire. 
Charles Asselineau
Vi invito a leggere le parole che qui sotto citerò, ovvero il discorso che un suo caro amico, Charles Asselineau, tenne il giorno del suo funerale, tenutosi il 2 settembre 1867

Charles Baudelaire morì a 46 anni, a causa di un ictus, dopo due anni di totale paralisi del corpo al lato destro e di perdita della parola, a causa di una commozione cerebrale avvenuta due anni prima; permettetemi di chiarire che Charles Baudelaire non perse mai (per tutto l’arco della sua vita, fino all’ultimo respiro) la lucidità mentale, come molti vogliono far credere, e le parole che seguiranno lo testimonieranno.
Perché spero che leggiate questo documento? Perché spero che la prossima volta che leggerete una sua poesia o vi capiterà un suo libro tra le mani, quando il vostro professore di scuola o di università inizierà a parlare di lui e magari si soffermerà sugli aggettivi che vi ho elencato prima, o solo se volete rendere la dovuta giustizia ad un uomo che fu un poeta con lo spirito puntato sempre verso il cielo, le nuvole, le stelle e tutto ciò che può esserci di sublime nell’universo, in quel momento ripenserete a Charles Baudelaire come al gran cuore, ammirevole spirito ed ineccepibile pensiero che malgrado il suo grande spirito non voltò mai le spalle a chi voleva bene. 
Sto parlando di un uomo che vedeva il buono in tutto ciò che gli passava accanto, che mai credette che Edgar Allan Poe fosse solo uno scrittore squattrinato o che Edouard Manet fosse un imbrattatore di tele dipingendo puttane e plagi, che amò le più spregevoli delle donne, creature che nessun’altro avrebbe mai amato, distrutte dalla piaghe della sifilide o tristi e vuote a causa dei loro puerili vizzi, e malgrado lo distruggessero o lo rinnegassero lui gli donò il più casto e invidiabile dei doni: l’immortalità!

Malattia e Morte fanno cenere
di tutto il fuoco che divampò per noi.
Di quei grandi occhi così ferventi e teneri,
di quella bocca dove affogò il mio cuore,

di quei baci potenti come dittamo,
di quelle estasi più vive che raggi,
che resta? Che spavento, anima mia!
Nient’altro che un disegno smorto, a tre colori,

che come me muore in solitudine,
e che il Tempo, vecchio oltraggioso,
sfiora ogni giorno con l’ala rude … 

Nero assassino della Vita e dell’Arte,
non ucciderai mai nella mia memoria
colei che per me fu il mio piacere e la mia gloria! 

(Charles Baudelaire “Il Ritratto” da “I Fiori del Male”)

Charles Baudelaire vive segretamente in un piccolo angolo dell’anima di ognuno di noi, quando siamo tristi e non troviamo via d’uscita, quando siamo schiacciati dal dolore, quando l’amore ci ha fracassato il cuore e piagato l’anima, quando la vita ci diventa ostile e nessuno sembra ascoltare la nostra richiesta di aiuto, lui è lì, a guardare le nostre ferite e a rassicurarci che guariranno, perché lui per primo le provò sulla sua pelle, una per una, e con animo nobile continuò il suo cammino, senza lamentarsi, senza gemere,senza pentimenti, senza paura! Ci invita a non piangere, ci dà la forza di guardare le profondità del nostro animo più oscure per poi riportarci verso la luce di una Vita nuova! 
Ci invita a godere del tempo che scorre, ad ubriacarcene, ad andare in estasi solo con i sensi!
Ci invita a mettere la poesia nella vita, a guardare con l’anima e non solo con gli occhi, a sorridere e brindare con la Morte che è la sposa arcana della Vita!
Ci invita ad amare il bene ed il male, Dio e Satana, perché il nostro mondo non è altro che una strada tortuosa tra l’Inferno ed il Paradiso!
Ci invita ad essere noi stessi, anche nella nostra singolarità o goffaggine, perché così come un albatro sulla terra saltella suscitando il riso degli stolti, lì, tra le nuvole, fra le stelle, accanto al Sole e alla Luna, insieme alle tempeste del Mare, vola ad ali spiegate mirando il mondo dall’alto, noi troveremo il tesoro più sacro dell’esistenza: la Felicità, quell’equilibrio inscindibile fra anima e corpo che solo la poesia sa consolidare!
Vi invito a stringergli la mano, non materialmente si intende, perché possiate trovare una mano amica quando ne avete bisogno, una voce di conforto attraverso il tempo, un consiglio nei momenti più bui, una strada da percorrere quando vi sentite persi. 

Questo è il dono che Charles Baudelaire ha fatto a me, mi ha salvato la vita da un baratro senza fine.
Questo è il dono che io faccio a lui, sperando che oggi sia solo l’inizio della dovuta giustizia che gli spetta.

Charles Asselineau gli fu accanto nei momenti peggiori della malattia che lo afflisse fino alla morte, quindi ciò che leggerete non sono le parole fredde di un critico o di un giornalista, ma di un amico fraterno che in quei brevi istanti (aimè, dilanianti) trovò il coraggio e la forza di ricordare al mondo intero chi fu e chi è veramente Charles Baudelaire. 

Cimitero Montparnasse.
Cenophite dedicato a Baudelaire.  

Discorso di Charles Asselineau sulla tomba di Charles Baudelaire

 2 settembre 1867
Signori, 
dopo le illuminanti parole che avete appena ascoltato e che sono come l’aureola anticipata del poeta, non c’è più niente da lodare o glorificare e il più umile tra gli amici di Charles Baudelaire non verrebbe a turbare la religiosa commozione di questo addio fatidico se non fosse spinto dalla coscienza a un’ultima protesta. 
Se la gloria comincia oggi per Charles Baudelaire, anche la storia comincia con essa. Davanti a questa tomba, aperta troppo presto, e che si chiuderà dietro i vostri passi, la verità reclama i suoi diritti e solamente il dovere che mi impone mi dà la forza di rompere il silenzio nel quale vorrei lasciarvi, nel quale, soprattutto, vorrei raccogliermi io stesso. 
Si è parlato troppo della “leggenda” di Charles Baudelaire, senza badare che tal leggenda non era che il riflesso del suo disprezzo per la stupidità e per la mediocrità orgogliosa.
Parlo a nome di coloro che lo hanno costantemente amato, seguito, capito e affermo, in questo momento solenne, con la gravità della convinzione davanti alla morte: 
-Sì, questo grande spirito fu allo stesso tempo uno spirito buono. Questo gran cuore fu anche un buon cuore.
Ve ne sono, tra coloro che sono morti, che potrebbero dirlo. Ve ne sono ancora, grazie a Dio, che sono vivi e lo attestano. 
Charles Baudelaire non mancherà solamente ai suoi ammiratori. Mancherà ai suoi amici di cui era la gioia, il consiglio, il servitore devoto e fedele. A questa madre afflitta, esemplare, ma fiera nel suo dolore e che consola con la gloria del figlio la perdita di una tenerezza rispettosa che non gli è mai mancata. Mancherà ai deboli che incoraggiava, ai disperati che soccorreva, a tutti coloro a cui dava l’esempio del lavoro, della costanza e del rispetto di sé. 
Il suo animo sincero e delicato aveva il pudore delle sue virtù e per orrore dell’affettazione e dell’ipocrisia si riparava in un riserva ironica che in lui non era che una forma suprema della dignità. Non posso che dolermi per coloro che si erano sbagliati. 
Bisogna benedire, signori, bisogna compiangere il miracolo che, in questo corpo malato, paralizzato, senza voce ha mantenuto fino alla fine lo spirito lucido e il cuore intelligente? 
Ah! Che non si evochino qui gli orrori della demenza e dell’imbecillità! Il male,che sia stato un beneficio o una tortura, ha lasciato fino in fondo intatta e vigorosa la ragione sovrana del poeta: è stato abbastanza che l’abbia reso muto e immobile.
Credete a coloro che lo hanno assistito assiduamente, credete ai medici che lo hanno curato, alla madre che lo ha vegliato, servito con un’energia infaticabile e che, accorta e ingegnosa, conversava con lui come nei momenti felici: i suoi occhi non hanno mai smesso di riconoscere gli occhi amati e di capirli. La sua mano si è sempre tesa per prima verso le mani dei fedeli. 
Al culmine della malattia, si intratteneva grazie alla mediazione di un amico con il suo editore. 
I suoi sguardi sono stati testamenti chiari, eloquenti, che risparmieranno ogni imbarazzo agli esecutori delle sue volontà. No, non bisogna che ci siano equivoci a tale proposito. Ed è per questo ch io sono qui: è per questo che vi parlo e che trovo il coraggio di tenervi ancora qui e di sorprendere la vostra attenzione in questi ultimi minuti. 
Ciò che ha sofferto Charles Baudelaire in questi due anni è inenarrabile per chiunque scorga il supplizio di un genio ardente e attivo condannato all’inazione e al silenzio, di un poeta per il quale l’avvenire era così bello, chiuso in un passato come in una cella oscura.
Ha subito ogni dolore e ogni agonia e, inoltre, li ha subiti nobilmente, degnamente, da filosofo rassegnato e forte. 
E’ stato debole, afflitto, spezzato, miserabile: ma mai insensato!
Lo dico ad alta voce, insisto perché ne sono stato testimone, perché voi lo sappiate e possiate dirlo a vostra volta, in risposta a incaute recriminazioni che non sarebbero che un oltraggio. 
Signori, prima di lasciarci, vi raccomando la memoria di Charles Baudelaire.
Ve la raccomando dapprima come un esempio, e anche come un deposito che non lascerete alterare dall’invidia, né dall’indiscrezione. 
Vi ricorderete e ripeterete che nel nostro amico di è manifestata questa legge consolante, ammirevole e che vuole che i più forti siano i migliori e che i più grandi spiriti siano i più giusti. 



Grazie a Serena per la collaborazione al blog attraverso questo suo pensiero in merito all'autore. 

Nessun commento:

Posta un commento