"Non ho scelto il male né il bene, Ma attraverso e al di sopra del male, ho scelto la poesia" C. Baudelaire.



giovedì 30 agosto 2012

Una parte per il tutto... tendenze del web.

Cénotaphe dedicato a Baudelaire nel cimitero di Montmartre.
Foto del 2009. 

Social network come Facebook, stanno sviluppando una tendenza che non amo molto. Parlo del vizio sempre più diffuso di riassumere un artista nel minimo spazio vitale di una frasetta decontestualizzata ed abbellita da una  foto ad effetto, come se l'autore, il regista, il cantante, o lo scultore, fossero solo un pretesto per mostrare l'immagine di cui molto spesso, non si cita neppure la fonte. Scorrettezza al quadrato.

Rimango un po' perplessa quando leggo che esiste una pagina dedicata a: "FrançoisE Truffaut". Qual è il problema? Che Françoise è una femmina in francese, il regista invece, era un uomo.
Allo stesso modo, non è concepibile dedicare una pagina a Charles Baudelaire e scrivere fra le info, che si vuole onorare la sua "Raccolta di poesie" quando in vita, quel poveraccio s'è dannato per sottolineare a penna rossa più evidenziatore che "I fiori del male" non vanno considerati una semplice raccolta, ma un libro intriso di una terribile moralità. 
Non è un dettaglio da poco, perché ignorare questa sua precisazione significa ammazzarlo per l'ennesima volta, e soprattutto...significa che chi sta creando quella pagina non sa molto sull'autore, non coglie la novità di cui è stato portatore e siccome parliamo di uno che si è fatto processare tutte le volte che ha aperto bocca, dai genitori, da un vero e proprio tribunale, dai più o meno amici, e da chiunque non l'abbia capito, mi sembra che gli si faccia torto una volta di troppo mettendolo ancora sullo spiedo con l'arma della banalizzazione.

Visto che le foto sono un mezzo  importante per comunicare via web, non mi astengo dal farne uso, in modo sensato, spero. Ho scelto come foto iniziale una scultura dedicata a Baudelaire che si trova nel cimitero di Montparnasse, per sottolineare un'immensa banalità, e cioè... che, per chi se lo fosse scordato, egli è morto! Tutto quel che ci ha lasciato sono le sue poesie, le sue riflessioni sull'arte e qualche racconto, quindi se e quando si può, sarebbe bene maneggiarle con cura queste parole, perché lui non può più difendersi, quindi tocca a noi salvaguardarlo.
Come si può vedere, in cima  c'è il generale Aupick, che il poeta detestava.
Charles Baudelaire sta in mezzo, fra il patrigno e la madre.
Questi biglietti invece, sono l'esperienza più commovente che ci si possa aspettare
in un cimitero qualsiasi.
Come "Ex Voto", i passanti gli lasciano pensieri
convinti di parlare con qualcuno che si prenderà la briga di leggere ogni cosa.
C'è anche un pensiero incorniciato, come potete vedere.
Le lingue usate per scrivere quei biglietti ricordano Babilonia.
Le foglie, ai lati della tomba, ricordano la stagione in cui meglio s'identificava, 
l'autunno, anche se la foto è stata scattata a fine agosto.
L'insieme dell'immagine, mi ricorda un pomeriggio ricco di riflessioni ed emozioni.
L'incontro con questo luogo è stato il momento in cui la parola scritta si faceva più concreta,
in cui un libro si ricomponeva nelle spoglie di un uomo che
tempo fa è passato sulla terra, come tanti altri, e che ancora,
per qualche strano mistero, è  fra noi.
La prova?
Le altre tombe, piene di gente morta. 
Jacques Aupick, Generale di divisione, Senatore.
Fu ambasciatore a  Costantinopoli e a Madrid.
Fu membro del consiglio generale del dipartimento del nord,
grande ufficiale dell'ordine Imperiale della legione d'onore,
decorato da molti ordini stranieri.
Deceduto il 27 aprile del 1857 (Anno del processo ai Fiori del male)

Charles Baudelaire 
SUO figliastro
Deceduto a Parigi all'età di 46 anni, il 31 agosto 1867. 
Ps. E' da un po' che penso di scrivere questo post, ma ho sempre rimandato. Oggi mi sono decisa. La linea che intendevo seguire era diversa da questa, ma forse mio malgrado, mi sono ritrovata a sottolineare più volte la morte dell'uomo e la sopravvivenza del poeta, perché è questo che da subito mi ha suggerito la scultura delle foto che ho pubblicato. Ho scritto e letto la sua data di morte svariate volte in questi anni, ma ho un pessimo rapporto coi numeri, quindi non avevo collegato che siamo... in agosto e che domani è il 31. Mi ritrovo a commemorare la  scomparsa di Baudelaire in un post lievemente ... a priori e nato per istinto. Domani saranno trascorsi 145 anni esatti dal giorno della  sua morte.
Particolare del Cénotaphe. 
Scultura dedicata al poeta per "Rimediare" a certi errori del passato.
Questo "Pensatore" Guarda verso il
"Giardino dei ricordi". La sua fisionomia mi  ha ricordato Pasolini.
Questa è la base della scultura.


Dopo aver divagato un po', torno al motivo del mio post.
Che altro ho letto in giro? Che Baudelaire è vissuto "un paio di generazioni" dopo E.A.Poe e che fra i due il vero "Dannato" ed incompreso sarebbe ...Poe.
?!? 
Che altro? Fra le righe di questo post, s'intuisce che il genio è Poe, e che Baudelaire si è limitato a farsi influenzare per l'aspetto gotico delle sue poesie. Non è possibile ridurre due personalità del genere a una sintesi così tendenziosa ed imprecisa. 

Edgar Allan Poe  Boston1809  Baltimora 1849 -40 anni-
Charles Baudelaire  Parigi 1821 Parigi 1867 -46 anni- 
Ai due lembi di un oceano immenso, i due autori vivono in parallelo esistenze disordinate e portate ai limiti, ma fra loro non passano due generazioni, perché sono praticamente coetanei oltre che spiriti affini. Trovo brutto fare la classifica della sfiga, ma se proprio dobbiamo, quanto ad incomprensioni ed isolamento, Baudelaire non fu da meno a nessuno, senza contare che, a dispetto dei 6 anni di vita in più rispetto all'altro, il passo che precede la morte, Baudelaire se lo è sofferto presumibilmente in modo maggiore, non fosse altro che per la durata dell'agonia!

Sul finire del 1866 a Namur, dentro la chiesa di Saint-Loup, il poeta è colpito da Ictus (Che gli paralizza la parte destra del corpo) da emiplegia ed afasia, una malattia che, notoriamente impedisce la produzione di linguaggio. Orribile per tutti, ma per un poeta perennemente obbligato all'autocensura, sfiora la metafora. Che altro? La Sifilide peggiora le cose. L'agonia  si fa lunghissima, molto penosa e la morte, quando infine arrivò, c'è da sospettare che l'avesse a lungo invocata.

O morte, vecchio capitano, è ora! Leviamo l'ancora! 
Questo paese ci annoia, o Morte! Salpiamo! 
Se il cielo e il mare sono neri come inchiostro,
I nostri cuori, che tu conosci, sono pieni di raggi!

Versaci il tuo veleno affinché ci conforti! 
Vogliamo, tanto questo fuoco brucia il nostro cervello, 
tuffarci nel fondo dell'abisso, Inferno o Cielo, che importa? 
Al fondo dell'ignoto per trovare il nuovo
FIN
Le voyage. vs 137-144
Ultima poesia de "I fiori del male"




6 commenti:

  1. bello questo omaggio ai due autori... facebook è quello che è, non puoi pretendere niente da questo social network. gli pseudo-intellettuali che si atteggiano e scrivono sfrondoni sono facilmente individuabili e basta girare al largo ;)
    o.

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  2. Grazie Orlando. Non volevo fare la superiore, non credo di esserlo, solo che quando è troppo occorre per lo meno farlo notare a chi "si fida" in modo a-critico di quel che legge.
    Qua e la nel web, ho trovato persone molto interessanti, ma ce ne sono tante altre per cui le lettere sono solo perle da esporre sul collo sotto forma di collana. Come Baudelaire preferisco IL libro alla raccolta. E' pesante, più complesso e vivente.
    Esempio a tema:
    Su Fb è tornata la donna delle censure. Quella che prima ti tagga di continuo su Montale, Ungaretti... D'ANNUNZIO... piovono "mi piace", cuoricini, ricitazioni della citazione, "Grazie per avermi illuminata" e banalità simili, poi però, appena le fai notare -io l'ho fatto- che fra questa gente c'era una differenza strutturale, morale, etica tale per cui ci può stare che l'ultimo a qualcuno faccia schifo, lei che fa? Ti cancella dal mondo. Si rende irraggiungibile per lo "Sdegno" o per l'incapacità di rispondere.
    Argomentare è il presupposto delle lettere. E' il motivo per cui sopravvivono nei secoli. Se ci levi questo che rimane? "Mi piace" a me non basta. Se mi piace ci creo un blog, e se "Non mi piace" voglio spiegarlo a parole mio.
    Grazie per il commento.

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  3. il dramma del "mi piace" è che spesso ti toglie dall'impaccio di fermarti a scrivere due righe. per uno come me è una questione di pigrizia, malattia da cui sono affetto dalla nascita.. ;) per altri è la preziosa scappatoia che li salva dal loro essere persone scadenti con il nulla totale in testa. appunto, per questo persone è più facile il "mio piace" o cancellare una persona dai contatti piuttosto che rispondere a una critica argomentando con le proprie motivazioni.
    ciao
    o.

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  4. su parigi ti consiglio vivamente questo libro:


    Il flâneur di Parigi
    di Guillaume Apollinaire

    A cura di: G. Reddavide

    Editore: Le Nubi

    Data di pubblicazione: 2008

    € 10.00

    Apollinaire gira la sua amata città alla ricerca degli angoli più amati e dei personaggi più curiosi e caratteristici.
    E' un libro di una casa editrice che ha chiuso da un paio di anni ma forse riesci a recuperarlo magari nel mercato dell'usato.

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  5. Grazie per il consiglio. Vedrò di trovare il libro. Ciao.

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