"Non ho scelto il male né il bene, Ma attraverso e al di sopra del male, ho scelto la poesia" C. Baudelaire.



lunedì 6 agosto 2012

"...J'aime les souvenirs de ces époques nues"

Emily Dickinson (1830-1866 Amherst - Massachussets- USA), contemporanea di Baudelaire, si preoccupava di emancipare la poesia e la condizione femminile dall'altra parte dell'oceano. La cito  perché non dava mai titoli alle sue poesie, tanto che nelle raccolte che la riguardano, esse vengono numerate in ordine cronologico e per comodità, si considera il  primo verso della poesia come fosse il suo titolo.
E. Dickinson. 
Baudelaire, al contrario, usa sempre i titoli, che hanno importanza nell'economia del discorso poetico. Per questo salta all'occhio quando sono assenti.
"J'aime les souvenirs..." è la quinta poesia dei Fleurs, lo è in tutte e tre le edizioni, ed è anche la prima a non avere un titolo.
Massimo Colesanti, nota che l'autore tende ad evitare l'uso di titoli in questi casi: 
  • Per soggetti troppo affettivi, quindi se l'argomento trattato riguarda la sua famiglia o la sua infanzia, (ex: "Non ho dimenticato, vicina alla città" poesia: 99 (XCIX) in cui parla di sua madre, o "La serva dal gran cuore di cui eri gelosa" poesia 100 (C) o anche "Brume e piogge" poesia 101 (CI)
    • Ps: Le tre composizioni sono consecutive [nella sezione "Tableaux parisiens"
  • Per alcuni rapporti amorosi: Quindi se parla di Jean Duval, di Sara la prostituta, o di Mme Sabatier... (ex: "Ti adoro come la volta notturna" poesia 24 (XXIV), "Porteresti a letto l'intero universo" Poesia 25 (XXV), "Con le sue vesti ondeggianti e iridescenti" Poesia 27, (XXVII) "Una notte sono stato con un' Ebrea spaventosa"  poesia 32 (XXXII), o "Che dirai sta sera, povera anima solitaria?" Poesia 42 (XLII)
    • In questo caso però, compie svariate eccezioni. Ex: Sed non satia (XXVI), Il serpente che danza XXVIII, la poesia che stiamo analizzando in questo post (Colesanti non la trova particolarmente bella) e così via.
La poesia che stiamo analizzando è composta da 40 alessandrini a rime baciate (plates in francese) - Con alternanza di rime maschili e femminili- ed è  divisa in tre parti: 
Le prime due: 14 versi ognuna (Soggetto:"Je", "Le Poète") la terza: 12 versi (Soggetto: "Nous") per un totale di 40 versi

PRIMA PARTE:
1_ 14 versi. 
APOLLO. FEBO/PHOEBUS.
J'aime le souvenir de ces époques nues, 1
Dont Phoebus se plaisait à dorer les statues. 2
Alors l'homme et la femme en leur agilité  3
Jouissaient sans mensonge et sans anxiété, 4
Et, le ciel amoureux leur caressant l'échine, 5
Exerçaient la santé de leur noble machine. 6
Cybèle alors, fertile en produits généreux, 7
Ne trouvait point ses fils un poids trop onéreux,8
Mais, louve au coeur gonflé de tendresses communes, 9
Abreuvait l'univers à ses tétines brunes. 10
L'homme, élégant, robuste et fort, avait le droit 11
D'être fier des beautés qui le nommaient leur roi ; 12
Fruits purs de tout outrage et vierges de gerçures, 13
Dont la chair lisse et ferme appelait les morsures ! 14

Roberto Ferri
http://www.robertoferri.net/
SECONDA PARTE: 
2_ 14 versi
 Le Poète aujourd'hui, quand il veut concevoir 15
Ces natives grandeurs, aux lieux où se font voir 16
La nudité de l'homme et celle de la femme, 17
Sent un froid ténébreux envelopper son âme 18
Devant ce noir tableau plein d'épouvantement. 19
Ô monstruosités pleurant leur vêtement ! 20
Ô ridicules troncs ! torses dignes des masques !21
Ô pauvres corps tordus, maigres, ventrus ou flasques,22
Que le dieu de l'Utile, implacable et serein, 23
Enfants, emmaillota dans ses langes d'airain ! 24
Et vous, femmes, hélas ! pâles comme des cierges, 25
Que ronge et que nourrit la débauche, et vous, vierges, 26
Du vice maternel traînant l'hérédité 27
Et toutes les hideurs de la fécondité !28

Roberto Ferri 
http://www.robertoferri.net/
TERZA PARTE: 
3_ 12 versi
Nous avons, il est vrai, nations corrompues,  29
Aux peuples anciens des beautés inconnues :  30
Des visages rongés par les chancres du coeur, 31
Et comme qui dirait des beautés de langueur ; 32
Mais ces inventions de nos muses tardives  33
N'empêcheront jamais les races maladives  34
De rendre à la jeunesse un hommage profonde, 35
-A la sainte jeunesse, à l'air simple, au doux front, 36
A l'oeil limpide et clair ainsi qu'une eau courante,  37
Et qui va répandant sur tout, insouciante  38
Comme l'azur du ciel, les oiseaux et les fleurs,  39 
Ses parfums, ses chansons et ses douces chaleurs! 40



Cybele. 
Turchia. 
TRADUZIONE.
PRIMA PARTE: 
1_ 14 versi
(Io) Amo il ricordo di quelle epoche nude -1
in cui Febo (Apollo) amava dorare le statue -2
Allora, l'uomo e al donna, agili -3
godevano senza ansie  né menzogne. -4
E il cielo amorevole, li accarezzava sulla schiena -5
mentre esercitavano il sano esercizio della loro nobile macchina. -6
Cybèle allora, fertile in prodotti generosi - 7
Non sentiva affatto i suoi figli come un peso oneroso - 8
Ma, lupa dal tenero cuore aperto a tutti, -9
Abbeverava l'universo con le sue mammelle brune -10
L'uomo, elegante, robusto e forte, aveva il diritto -11
di essere fiero delle fanciulle che lo consacravano loro re; -12
Frutti puri da ogni oltraggio e privi di screpolature -13
dalla carne liscia e soda che attirava morsi -14


SECONDA PARTE: 
2_ 14 versi. 
Oggi il Poeta, quando vuole concepire -15
queste glorie primitive nei luoghi in cui esse si lasciano osservare -16
La nudità dell'uomo e quella della donna, -17
un freddo tenebroso avviluppa la sua anima -18
di fronte a un quadro così nero e pieno di spavento. -19
O mostruosità, supplicanti i loro abiti! -20
O ridicoli tronchi! torsi degni di maschere! -21
O poveri corpi contorti, magri, panciuti o flaccidi, -22
Che il dio dell' Utileimplacabile e sereno -23
ha avvolto sin da piccoli in fasce bronzee! -24
E voi donne! pallide come ceri -25
corrose e nutrite dal vizio,  e voi vergini, -26
che del vizio materno trascinate l'eredità -27
e tutti gli orrori della fecondità! -28


TERZA PARTE:  
3_12 versi.
(Noi) Abbiamo, è vero, nazioni corrotte  -29
Bellezze ignote ai popoli antichi: -30
Vergini corrose dalle piaghe del cuore, -31
e bellezze, come dire, languide. -32
Ma queste invenzioni delle nostre muse tardive-33
non impediranno mai alle razze malaticce -34
di rendere un profondo omaggio alla giovinezza -35
-Alla santa gioventù, dall'aria semplice, dalla fronte dolce -36
dall'occhio limpido e chiaro come l'acqua corrente, -37
e che spande ovunque, incurante  -38
come l'azzurro del cielo, gli uccelli e i fiori,  -39
I suoi profumi, le sue canzoni e il suo dolce calore! -40

Il Dolore
di
Gallori Emilio


APPROFONDIMENTO. 


Il titolo, come già detto, non c'è. 
Il soggetto subisce variazioni in ogni strofa: "Je" -vs 1"Le Poète" -vs 15  e  "Nous" -Vs 29

Il sentimento dominante è la nostalgia, se vogliamo... un elemento romantico. Baudelaire parla infatti di un tempo lontano  ["Alors"/Allora (vs 3 e 7) e verbi tutti al passato -nella prima parte- La seconda inizia con: l'Aujourd'hui/ Oggi vs 15 quindi c'è un contrasto, una comparazione fra passato e presente,]
Le "Epoche nude" così come la citazione di  Febo  e Cibele ci portano in una dimensione precristiana. 
Qual'è il problema? 
La nostalgia di un tempo ormai estinto, sottolinea per alcuni critici, un senso di sfiducia verso il presente e la cosa non si allinea all'auto definizione di "Poeta della modernità" che critici come Benjamin, ma non solo, sono concordi nel sottolineare.

Baudelaire Scrive in una delle prefazioni dei Fleurs, riferendosi a Parigi:  "Tu mi hai dato fango e io ne ho fatto oro", trasformando così il poeta in alchimista che lavora col pensiero ciò che l'occhio recepisce come "Brutto" e ne fa poesia. Il titolo stesso: "I Fiori del MALE" è' programmatico perché implica un senso di trasformazione: ricavare il bello dal male o da ciò che, apparentemente, non è bello. 

Nel Salon 1845 scrive che il vero pittore è colui che saprà strappare alla vita moderna il suo lato epico, e che col colore, saprà farci capire quanto siamo epici... 

Per molti critici questa è una poesia giovanile, meno bella di altre, ma interessante per le contraddizioni che contiene. 

Cattolico, in epoca romantica (Da Chateaubriand in poi, l'ottocento assiste alla piena riabilitazione del cattolicesimo in Francia dopo l'epoca illuminista), Baudelaire si mostra nostalgico verso l'età precristiana, quella degli Dèi. Eppure ha sempre affermato che il romanticismo è una scuola moderna, ha sempre elogiato Delacroix, pittore romantico per antonomasia.
Richter sostiene che la poesia è semplicemente un omaggio del poeta ai suoi studi superiori. "Questo ricordo non costituisce nulla di eccezionale. Si tratta di un'operazione possibile ad ogni persona che possieda una cultura normale, e questo grazie al recupero dell'antichità che ha realizzato l'epoca moderna, soprattutto a partire dal Rinascimento" - pag 79 ediz Francese del testo di analisi del critico: "Les fleurs du mal" 

Le "Epoche nude" sono quelle riassunte nella massima "Corpo sano in mente sana" Si tratta di un tempo ormai estinto. La cultura di riferimento sembra soprattutto quella greca:
Febo: dall'aggettivo greco che significa "Brillante, chiaro, puro" ed è solito qualificare Apollo, cioè il sole (vs 74 di "Benedizione" : "Fuoco santo dei raggi primitivi") - Richter- era per questo adorato come portatore di felicità, ma era anche inflessibile nel punire le colpe degli uomini.

Cibele: Divinità greca, poi Romana, chiamata anche "Grande madre", perché era considerata madre degli dèi e dèa della fecondità, dell'abbondanza e della vegetazione - Colesanti-
La sua figura è associata ai leoni.
Le sue "Tettine brune" rimandano ad un'idea di classicità barbarico/Medievale. Sembra quasi che Baudelaire preferisca il medioevo alla classicità.
Nel 700 il classicismo è troppo modernizzato, a volte appare come una caricatura, ad esempio per come vestivano Fedra di Racine o altri personaggi durante le rappresentazioni...  Si cerca così di recuperare una dimensione più primitiva. 
I viaggi in America, sempre più numerosi nell'ottocento, incidono su questa nuova visione del classicismo. Si narra di persone che cacciano seminude etc... tutto ciò rimanda all'idea di usi e costumi simili a quelli degli antichi. Ma la cosa non è positiva, perché gli antichi sono sporchi, primitivi appunto! ... in tutto ciò si avverte una specie di desacralizzazione del classicismo.
Il medioevo era odiato dai classici, perché sinonimo di barbarie, ma i romantici riscoprono il medioevo, e si appassionano al suo aspetto irrazionale-simbolico. 
Flaubert ambienta Salammbò -1862- a Cartagine durante le guerre puniche, e lo fa nell'epoca in cui un romanzo storico non poteva prescindere dai precetti di Scott. Una vera provocazione che manifesta la volontà di  distanziarsi dal suo tempo -Piero Toffano-

Chiusa l'ennesima parentesi... 
Anche Lord Byron nel suo "Childe harrold's philgrimage, (Il pellegrinaggio del giovane Harrold)  cita Cibele, con la sua tiara, una corona a tre punte con cui spesso la dèa è stata dipinta.


2.
  She looks a sea Cybele, fresh from Ocean,  
  Rising with her tiara of proud towers
 At airy distance, with majestic motion, 
  A Ruler of the waters and their powers: 
  And such She was; her daughters had their dowers 
  From spoils of nations, and the exhaustless East  
  Poured in her lap all gems in sparkling showers.
In purple was She robed, and of her feast 
 Monarchs partook, and deemed their dignity increased 

www.lasiciliainrete.it: Cibele.  

- Quanto a Baudelaire, Cibele ricompare in "Bohémiens en voyage" (Zingari in viaggio)
" Cybele che li ama, rende più vive le piante" vs 11. 
Qui Baudelaire la cita per sottolineare la protezione divina sull'uomo da parte della dèa della fecondità.

-Per via delle "Tettine brune" e dei lupi che danno il nome al "Louvre", "Il Cigno" presenta dei traits-d'union con questa poesia. (Louvre deriva dalla parola "Lupi", che un tempo circondavano la zona.)
vs 45/48:
" A chiunque ha perduto ciò che non si ritrova 
   Mai, mai! A quelli che si abbeverano di lacrime
   e tettano il Dolore come da una buona lupa!..." 
Anche in questa poesia il ricordo è l'elemento chiave, ma si tratta di una memoria vicina, di un passato prossimo "La forma di una città cambia haimé, più in fretta del cuore di un mortale"  vs 7-8. Anche il tema è diverso. Nel "Cigno" si affrontano i lavori di modernizzazione della città per mano di Napoleone III, coadiuvato dal barone Haussman. 
Un tema che si trova anche - e di certo, non solo- nel romanzo "L'assommoir" di Emile Zola, con ovvie differenze di elaborazione. 

Nella poesia che stiamo analizzando troviamo: 
  •  Febo/Apollo e Cibele, che incarnano la perfezione degli dèi, ma anche:
  •  Uomini perfetti che le donne chiamavano "Re" e  
  • Donne Vergini (Nel vs 13 la cosa è intesa in senso positivo, ma nel vs 26 è negativa, perché in quanto donne, queste vergini sono schiave del vizio materno ereditato con l'orrore della fecondità. In altri termini: Possedere il potere di concepire, significa perpetrare il peccato originale, dunque è imperdonabile!
  • La pelle liscia e soda delle vergini richiama dei morsi... cosa che ricorda alcuni aspetti sadici delle poesie che incontreremo ( ex: "à celle qui est trop gaie": Una delle poesie incriminate e cancellate dal libro perché ritenuta oscena: 

.... Così vorrei una notte / quando l'ora delle voluttà suona/Verso i tesori della tua persona/ come un vile, arrampicarmi senza rumore (Piacere furtivo di farle del male)/  Per ammaccare il tuo seno perdonato/ e fare sul tuo fianco stupito/ uno squarcio largo e profondo/ e, dolcezza vertiginosa, attraverso queste nuove labbra (allusione sessuale)/ Più eclatanti e più belle (Per un Dandy la natura è sempre "Difettosa" e va quindi corretta) /t'infonderei il mio veleno, sorella mia!/ (Che rimanda a "au lecteur"  in cui s'indirizza al lettore chiamandolo "Mio simile", "mio fratello" ma anche "ipocrita") 

  •  l'autore voleva creare uno squarcio sul fianco della donna, evocante un nuovo sesso dal quale infettarla con un nuovo veleno, cioè lo spleen o la malinconia, visto che è evidentemente fuori luogo essere troppo "Gaia" nell'epoca moderna. Rischiando di perdermi nel gioco degli specchi... "à une passante" racconta invece il contrario della spensieratezza, in una donna più "moderna". E' vestita di nero -lutto- (ai tempi le donne vestivano con abiti colorati, solo gli uomini usavano il nero) La incrocia per la via e ricorda una delle possibili occasioni perdute. 
Tornando a noi, il problema è che non si può vivere di soli ricordi, senza scivolare nella chimera.  Segue quindi la seconda parte, in cui il poeta esegue una comparazione fra quel che era con quel che è.

Il soggetto si fa più oggettivo.
Richter: "La seconda parte inizia con una separazione fra il "Je" - colui che si è abbandonato al ricordo del mondo antico- e il Poeta"  e anche:
"Non si accontenta più dei ricordi, Egli guarda la realtà presente. E' il momento presente che gl'interessa di più" pag 80 vers. francese "Les fleurs du mal"

Dopo ricordi in prima persona (così vivi che sembra che sia stato testimone dei tempi che rammenta con malinconia) è il tempo presente ad interessarlo "Aujourd'hui", cioè "Oggi")
La poesia precedente "Correspondances", giungeva alla conclusione che il poeta deve saper interpretare i simboli del mondo che ha attorno, giacché lui solo ne è capace, e qui mette in pratica questo precetto.

Le epoche nude di un tempo diventano pudiche.
"Les époques nues" vs 1, "aux lieux où se font voir" vs 16 : parla delle nudità ovviamente. per il critico Pichois, Baudelaire allude agli atéliers degli amici pittori, per Colesanti parla invece dei bagni pubblici a cui si era ispirato Duamier per alcune sue caricature, o anche, scuole di nuoto (pare che il poeta visse per un periodo in prossimità di una piscina.)
A prescindere dal luogo, è chiaro che si parla del peccato originale, a partire dal quale, l'uomo ha avvertito l'imbarazzo del suo corpo nudo per la prima volta. Quindi si passa, dall'era precristiana all'era cristiana, dopo il peccato originale.

nel vs 22: corps tordus ricorda "Petites vieilles" XCI (sez 2) vs 5/8, ma lì l'espressione è affettuosa.
Ces monstres disloqués furent jadis des femmes,
Eponine ou Laìs! Monstres brisés, bossus
Ou tordus, aimons-les! ce sont encore des àmes. 
Sous les jupons troués et sous de froids tissus. 

... qui invece, prevale un senso di schifo, disgusto.

La nudité de l'homme et celle de la femme, 17
Sent un froid ténébreux envelopper son âme 18
Devant ce noir tableau plein d'épouvantement. 19
Ô monstruosités pleurant leur vêtement ! 20
Ô ridicules troncs ! torses dignes des masques !21
Ô pauvres corps tordus, maigres, ventrus ou flasques,22


Abbiamo detto: Epoca pre-cristiana, poi cristianesimo... ma qui si parla di un altro Dio: 
"Il dio dell' Utile" - vs 23-  Notare l'inversione di maiuscola. La parola "Dio" è scritta come tutte le altre, ma l'Utile invece, ha una maiuscola!  Questo dio si è sostituito a Febo e Cibele, e anche al Dio dei cristiani.
Richter sottolinea i 2 aggettivi che lo caratterizzano: implacabile e sereno.
Colesanti parla di un'elevazione ironica allo stato di divinità pagana dell'avidità di guadagno che è tipica della borghesia sotto Luigi Filippo, e la morale borghese, come sappiamo, era (ed è?) ipocritamente cristiana. 

La particolarità di questo dio dell'Utile, è che si occupa dei suoi "Enfants" sin da piccoli, avvolgendoli in bronzee fasce "Langes d'arain" che deformano i corpi sin dal principio.
Un racconto di Guy de Maupassant : "La mère aux monstres" (La madre di mostri)
Cliccando su questo link puoi leggere il racconto per intero- Fortune del web!-
Nel racconto ci sono elementi che mi hanno fatto pensare ai pannolini di bronzo di cui parla Baudelaire. Si tratta di busti, usati un tempo dalle donne per motivi di estetica (Nel link che ho citato ci sono immagini molto esplicative). Da una parte c'è la "Diavolessa" che questi mostri li produce per "mercato", cioè per venderli, dall'altra, una donna frivola, che i suoi mostri li produce per vanità.
Infine, tempo fa ho letto un articolo scritto da un sociologo di cui purtroppo ho dimenticato il nome, secondo il quale, persino il dio dell'Utile è stato superato dal dio dell'Apparenza, che è forse il peggiore fra tutti gli dèi che ci hanno circondato, e questo racconto rende bene l'idea. Parlo, al di là della metafora, dei centri wellnes, della chirurgia plastica che, se ci pensiamo, altro non è che mercato del corpo, sul corpo. Quasi peggio della prostituzione, visto che nel secondo caso, finito il lavoro, si rimane comunque dentro il proprio essere. Con queste nuove mostruosità invece, si subiscono mutazioni irreversibili, ci si lascia modellare ad uso e capriccio delle mode, e s'impara a non accettarsi... a partire da quando si è molto piccoli, proprio come accadeva col dio dell'Utile e le sue bronzee fasce. 

Negli ultimi versi della seconda parte, il poteta inverte i contenuti dei versi che chiudevano la prima parte. La donna, che in principio era rappresentata da Cybele, simbolo  di fertilità, e da vergini la cui pelle liscia invocava morsi, ora è pallida come ceri, vittima del vizio. E le vergini sono accusate di aver ereditato dalle madri tutti gli orrori della fecondità. Dare la vita significa perpetrare il peccato originale, pertanto è insopportabile. 

La terza parte inizia con un nuovo soggetto: "Nous", cioè Je = Poète e Vous = Lettori ipocriti
(Come nella poesia-prologo: "Au lecteur" in cui dedica il tutto al lettore ipocrita "mio simile- mio fratello")

Le Bellezze del mondo contemporaneo non sono note ai popoli antichi.
(Trattandosi di bellezze come: Volti corrosi dalle piaghe del cuore, è facile suppore che sia un'espressione ironica, quasi sarcastica.) Ciononostante, le invenzioni delle nostre muse stanche (Moderne) non impediranno mai alle razze malaticce di rendere omaggio alla "santa gioventù"

Richter: "L'omaggio sul quale si tiene la poesia è  un omaggio alla giovinezza in generale, quindi quella passata, quella presente e quella futura" Pag 81 "Les Fleurs du mal"  

Per Colesanti, questo finale vuole forse portare una nota di ottimismo visti i toni pregressi, ma non esclude l'ironia di questi contenuti.

Piero Toffano, concorde sul tono ironico del finale, afferma anche che Baudelaire assume una posizione contraddittoria verso la modernità che va accettata più che scelta. Cita a tal proposito il finale della seconda parte, in merito al desiderio di mordere la carne liscia delle giovani. Il morso somiglia a un desiderio di vendetta verso un corpo troppo sano. Conclude che si tratta di una poesia troppo "semplice", tendenza che nella maturità il poeta correggerà fino ad invertirla.










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